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autore:Unknown
Format: epub


VIII

Il cielo era nero di nubi, la mattina appresso. Ma non pioveva.

Io e Costanzo eravamo col broncio, per le parole della sera avanti: io, con la mia superbia e presunzione, neppure in faccia lo guardavo. Ma lui era assai più duro di me.

Mastro Cola osservò il cielo e disse che, secondo lui, non pioveva. Era meglio andare a lavorare, giacché non ci potevamo mangiare il pane così: specialmente lui che aveva una famiglia da mantenere. Anche Costanzo era d’accordo con mastro Cola; io, invece, desideravo che piovesse. A me piaceva girare per le strade, andare per le case. Tanto io non dovevo pensare ai figli o ad altro. Né mi preoccupavo che Rosa aveva detto tutto a Costanzo. Io ero libero di fare quello che volevo, e basta. E𝔟𝔬𝔬𝔨 𝔯𝔲𝔟𝔞𝔱𝔬 𝔞 𝔢𝔲𝔯𝔢𝔨𝔞𝔡𝔡𝔩. 𝔇𝔦𝔣𝔣𝔦𝔡𝔞𝔱𝔢 𝔡𝔞𝔦 𝔩𝔞𝔡𝔯𝔦. Se pioveva, andavo da Carmela, pensavo. Ma forse non ci potevo andare da lei, ora che era fidanzata. Certo Pasquale era geloso di me; sua madre, poi, Dio sa cosa aveva pensato. Ora neppure al lavoro veniva Carmela. Desideravo vederla. Le volevo chiedere se era contenta, se Cicca diventava sua cognata. Volevo sapere come la pensava Carmela a questo proposito.

Vennero Biasi, Carlo, Ciccio, Bruno, per sapere se si lavorava. È vero che non avevano amore di lavorare in quella ditta, per via del pagamento che non c’era mai. Ma forse presto c’era il pagamento, dato che Natale era vicino, si pensava.

C’era Biasi che brontolava ogni minuto, e gli altri accordavano con lui. Diceva che una volta che perdevano la pazienza, la perdevano per sempre e con tutti. Diceva che non bisogna approfittare neppure degli asini. Ché, se su un asino vi mettete a caricare roba, alla fine l’asino apre le gambe e si corica. Questa era la ribellione dell’asino. Ma loro non si coricavano, però.

Biasi aveva la camicia nera e la barba lunga e fitta, per il lutto. Pensavo a quanto doveva essere dura la vita per lui, in quella specie di tana e con tutti quei figli che aveva, e senza pane e senza vestimenti. Una vita da vere bestie era la sua. Altro che la nostra. Biasi mi faceva pensare più che Costanzo. È tremendo solo ricordarle, queste cose di Biasi.

Andammo a lavorare.

Incominciammo a fabbricare, io e Costanzo. Non ci dicevamo mezza parola. Neppure i braccianti parlavano; ed era tanto triste lavorare sotto quel cielo nuvoloso, e sentire il rumore delle cazzuole e dei martelli. Erano finiti i bei tempi, per me! E Cicca e Carmela e le mie chiacchiere con loro e la mia gioia! I primi giorni di lavoro mi si erano stampati in mente e mi riempivano il cuore di dolcezza. È tanto bello lavorare col sole e quando ci sono le ragazze che ti piacciono. Il sole ti riempie l’anima di gioia e ti illumina il cuore e puoi lavorare anche senza camicia. Mentre nell’inverno è così brutto lavorare, specialmente fabbricare. I materiali sono bagnati e freddi. La muratura piange e ti viene brutta e non ti piace neppure di guardarla, dopo che scendi dal ponte, la sera.



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